Parrocchia San Lorenzo Maiorano in Cattedrale - Manfredonia
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Anno Liturgico 2014-2015

Durante l'assemblea parrocchiale del mese di novembre, il nostro parroco don Ferdando Piccoli ha presentato la bozza del Piano Pastorale "Comunità ecclesiale in uscita, la Famiglia al Centro, per la nuova Evangelizzazione".
Dagli Orientamenti pastorali della C.E.I. 2001-2010 all'Evangelii Gaudium di Papa Francesco. Dalla pastorale di conservazione alla pastorale missionaria. Il piano è suddiviso in tre parti, la prima: "VIVERE, DA SERVI, LA CONVERSIONE PASTORALE", la seconda: "ESSERE CHIESA IN USCITA", la terza: "LA CHIESA É MADRE". Il confronto con la comunità parrocchiale ha dato a don Fernando ulteriori spunti.
Nella riunione del Consiglio pastorale parrocchiale del 03/12/2014 alle ore 20,00 è stato approvato il Piano Pastorale definitivo, di seguito riportato integralmente:

PARROCCHIA
SAN LORENZO MAIORANO
CATTEDRALE





PIANO PASTORALE




Comunità ecclesiale “in uscita”.
La Famiglia al centro
per la nuova evangelizzazione





Manfredonia
2014




INTRODUZIONE


Il Piano Pastorale è la risposta della Chiesa alla voce dello Spirito, che indica le strade che Dio vuole percorrere, per la salvezza del suo popolo.
Con l’inizio del nuovo millennio la Chiesa ha indicato ai cristiani la via di una rinnovata missionarietà o nuova evangelizzazione (Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia – O.P. 2001-10), via che ha raggiunto la massima chiarezza con il pontificato di papa Francesco il quale, nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, ha descritto tutte le caratteristiche del progetto di una Chiesa missionaria, capace  di  essere  credibile  e  creduta  nel  nostro  secolo.

«Compito primario della Chiesa sia testimoniare la gioia e la speranza originate dalla fede nel Signore Gesù Cristo, vivendo nella compagnia degli uomini, in piena solidarietà con loro, soprattutto con i più deboli » (C.V.M.C. n.1)

«Comunicare il Vangelo è il compito fondamentale della Chiesa»
 Cosi leggiamo al n 32 degli Orientamenti pastorali:

“Comunicare il Vangelo è il compito fondamentale della Chiesa.
Questo si attua, in primo luogo, facendo il possibile perché attraverso la preghiera liturgica la parola del Signore contenuta nelle Scritture si faccia evento, risuoni nella storia, susciti la trasformazione del cuore dei credenti. Ma ciò non basta. Il Vangelo è il più grande dono di cui dispongano i cristiani. Perciò essi devono condividerlo con tutti gli uomini e le donne che sono alla ricerca di ragioni per vivere, di una pienezza della vita.
L’Eucaristia, fonte e culmine della vita di fede, ci ricorda come la Nuova Alleanza che in essa si celebra è principio di novità e di comunione per il mondo intero: Dio continua a radunare intorno a sé un popolo da un confine all’altro della terra.
La missione ad gentes non è soltanto il punto conclusivo dell’impegno pastorale, ma il suo costante orizzonte e il suo paradigma per eccellenza. Proprio la dedizione a questo compito ci chiede di essere disposti anche a operare cambiamenti, qualora siano necessari, nella pastorale e nelle forme di evangelizzazione, ad assumere nuove iniziative, « fiduciosi nella parola di Cristo: Duc in altum!» (Prendi il largo!)”
(C.V.M.C. n.32 ).

Alla luce di questa chiamata comunitaria ci siamo impegnati a crescere nell’unione a Gesù, Figlio d Dio ed a partecipare, con cuore disponibile e presenza attiva, alla Liturgia domenicale, sorgente e cuore della salvezza.  In conseguenza di questo la nostra comunità è cresciuta nella formazione di cristiani adulti nella fede ed impegnati a edificare la comunità partecipando con piena corresponsabilità alla sua vita ed alla sua missione.

Come risposta alle sfide dell’evangelizzazione, nell’Anno Pastorale 2012-13 la nostra comunità parrocchiale ha orientato le proprie attenzioni verso una Catechesi capace di privilegiare gli adulti, fornendo esperienze di fede per rendere i battezzati, che hanno smarrito il riferimento a Cristo ed ai suoi insegnamenti, testimoni credibili  nella  sequela di  Cristo.

In questa prospettiva sono stati avviati incontri mensili con i genitori dei bambini dell’iniziazione cristiana, perché l’amministrazione dei sacramenti potesse partire dalla maturità di fede dei genitori (criterio di discernimento).

Inoltre è stata prestata una maggiore attenzione anche nei confronti delle famiglie ferite, con diverse iniziative che, di fatto, rappresentano un’apertura all’accoglienza verso quei fratelli e quelle sorelle che portano con se le sofferenze del  legame coniugale.

Con la prospettiva di aiutare le famiglie a percepire e sperimentare l’incontro con Gesù, nell’Anno Pastorale 2013-14 è stato avviato un percorso, per impostare con stile nuovo, l’animazione liturgica della Celebrazione eucaristica domenicale, cercando di renderla il più possibile capace di acquisire la “forma” della famiglia, e riscoprirla come festa delle famiglia ed alimento del senso cristiano della domenica.


VIVERE, DA  SERVI, LA  CONVERSIONE  PASTORALE

«Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: «Venite, è pronto». Ma tutti, uno dopo l'altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: «Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi». Un altro disse: «Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi». Un altro disse: «Mi sono appena sposato e perciò non posso venire». Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: «Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi».» (Lc. 14,16-21)

Nel brano del Vangelo che abbiamo appena letto gli invitati alle nozze non vollero accettare l’invito. I destinatari della festa non se ne curarono affatto; distratti  dalle loro occupazioni, preferirono i loro interessi all’invito della salvezza.

La società nella quale ci troviamo a vivere presenta molte di queste caratteristiche. Ogni Celebrazione eucaristica rappresenta l’invito alle nozze raffigurato nel brano evangelico di Luca. Come fecero gli invitati a quella festa, anche molti battezzati della nostra comunità corrono il rischio di non accettare la chiamata:  i destinatari  della  festa  non  se  ne curano.

Questo porta a fare alcune considerazioni:

• molti cristiani lo sono per tradizione
• molti credenti, di fatto, non sono cristiani
• molti cristiani sono dei “pagani battezzati”.


Di questi cristiani si può dire che

• la fede non è percepita come esperienza di gioia
• non hanno come priorità il Vangelo
• non sentono l’appartenenza alla Chiesa, pur riconoscendone l’importanza nel sociale.( Ma come ha più volte sottolineato il Papa, la Chiesa non è una O.N.G.).


«Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi».


Questo comando di Cristo è oggi rivolto a noi, che abbiamo deciso di servirlo più da vicino. I destinatari della chiamata, però, bisogna identificarli non solo nella categoria sociale, ma soprattutto nella dimensione morale: queste sono le persone che, noi Chiesa, dobbiamo raggiungere.

«Andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade» è lo stile missionario che dobbiamo maturare.

Per fare questo è necessario una conversione pastorale. Essa comporta delle  imprescindibili esigenze :

che  si  guardi  fuori  dei  locali  della  chiesa;  che  si  apra  gli  occhi  sulla  realtà;

che  si  valorizzino  i  doni  personali  ricevuti  da  Dio.

Chi ha passione per il Vangelo entra in relazione con la vita delle persone. E’ capace di attraversare il territorio parrocchiale.

Chiediamoci quindi: qual’è la “strada” sulla quale incontrare la gente di oggi?

«La parrocchia missionaria… deve servire la vita concreta delle persone, soprattutto la crescita dei ragazzi e dei giovani, la dignità delle donne e la difficile tenuta delle famiglie, ricordando che il mistero santo di Dio raggiunge tutte le persone in ogni risvolto della loro esistenza… L’adulto oggi si lascia coinvolgere in un processo di formazione e in un cambiamento di vita soltanto dove si sente accolto e ascoltato negli interrogativi che toccano la base della sua esistenza: gli affetti ,il lavoro, il riposo»  (Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia – V.M.P.M.C. n.9)

Quello che viene chiesto alle parrocchie è sostanzialmente di uscire dai propri ambiti ristretti. «Non possiamo più rimanere tranquilli, in attesa passiva, dentro le nostre chiese. E’ necessario passare da una pastorale di semplice conservazione a una pastorale decisamente missionaria» (E.G.n15), per accorciare le distanze e camminare insieme al  nostro popolo.

In quest’ottica un primo orientamento potrebbe essere così sintetizzato:

• Entrare nell’esperienza umana di fragilità e sofferenza
• Impostare in modo nuovo il servizio ecclesiale alle famiglie.


«Beati gli afflitti perché saranno consolati» (Mt. 5,4)

«La parrocchia è il luogo in cui si nasce, si vive, ci si ammala, si muore. Non c’è famiglia che non viva una difficoltà, una malattia, la vecchiaia. Il dolore costruisce la comunità parrocchiale quando diventa luogo in cui, con rispettosa prossimità, la parrocchia si fa presente» (Documento della Caritas Italiana – Partire dai poveri per costruire comunità)

La nostra parrocchia sta avviando il Ministero della Consolazione. Con questo servizio di pastorale sanitaria a domicilio, messo in atto mediante l’opera dei Ministri straordinari della Comunione e di  un gruppo di volontari, intendiamo  dare un’articolazione completa e stabile al nostro impegno verso gli ammalati. Per questo saremo sostenuti dall’esperienza e dal carisma dei sacerdoti Ministri degli Infermi (Padri Camilliani).

Il servizio pastorale alle famiglie:
mettere al centro della “formazione   permanente” la vocazione all’amore.


Per la pastorale familiare si intravede un nuovo orizzonte, che va oltre gli interventi saltuari ed informazioni educative occasionali: occorre far riscoprire alle famiglie l’amore come unica forza della vita.
La comunità cristiana deve intensificare l’impegno della formazione  e  dell’accompagnamento degli  sposi, per aiutare le famiglie  a guardare a Cristo ed al suo Vangelo della famiglia.

In un momento storico in cui le fondamenta della famiglia sono scosse da forze che ne attentano alla vita, è salutare la scelta di portare alla luce l’impegno di tante famiglie capaci di resistere ai tanti assalti della post-modernità, che continuano la testimonianza della verità cristiana sul matrimonio, in un contesto di sfiducia verso «il si per sempre».


ESSERE   CHIESA “IN  USCITA”

La strada che abbiamo di fronte è una via in salita, però il Papa ci è venuto in aiuto incoraggiandoci con la stupenda esortazione apostolica Evangelii Gaudium.

Questo documento ci sprona  in  modo eloquente,  sia con immagini  stimolanti:

«Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze…» (E.G. n.49)

che con iniezioni di coraggio:

«Non lasciamoci rubare la gioia dell’evangelizzazione!»
(E.G. n.83)
«Il Figlio di Dio ci ha invitato alla rivoluzione della tenerezza» (E.G. n.88)
«Non lasciamoci rubare l’ideale dell’amore fraterno!» (E.G. n.101)
«Non lasciamoci rubare la speranza!» (E.G. n.86)

L’Evangelii Gaudium traduce l’esigenza della conversione missionaria della pastorale con l’espressione «Chiesa in uscita» (E.G. n.24) ed al n.33 sottolinea in modo chiaro:

«La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è sempre fatto così”. Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità».
In un altro contesto, Papa Francesco sottolinea: «Se qualcosa deve inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo. Senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita».
Chi aspetta fuori? Nella nostra attività pastorale dobbiamo tenere sempre presente che il destinatario non è un’entità astratta; la nostra parrocchia deve essere ancora  più  vicina  alla  gente.


  • Dobbiamo risvegliare la “Passione per il Vangelo e la passione

per la persona umana”, come indicato nelle Linee pastorali del
nostro Arcivescovo, per gli anni 2014/2015.

  • Lasciarci ardere il cuore per essere discepoli missionari

(Linee pastorali 2013/14 – pag. 19), per manifestare la Chiesa
«casa Paterna dove c’è posto per ciascuno, con la sua vita faticosa»
(linee pastorali 2014/15 – nn. 47 e 48).



Cambiare lo stile pastorale, entrare in un modo nuovo di servire il Vangelo, implica il dover sviluppare nuovi atteggiamenti. Vediamo in proposito cosa ci indica l’E.G. al n 24:

La Chiesa “in uscita” è la comunità dei discepoli missionari che:

a. PRENDONO INIZIATIVA, lasciandosi spingere dallo stesso desiderio di Gesù: «salvare il popolo con l’amore di Dio»
Bisogna rompere la tentazione di sentirsi al sicuro nella dottrina della Chiesa e spendere le energie nel controllo sterile degli errori di questa società.
La direzione è spendersi nella lotta quotidiana, nel lavoro faticoso, per cercare i lontani, andare incontro, avvicinare gli uomini a Cristo. (Cfr.E.G. nn. 94 e 96).

b. SI COINVOLGONO, capaci di lavorare insieme, mettendosi in gioco.
E’ urgente accorciare le distanze ed abbassarsi al livello degli altri per assumere la vita umana, con tutte le sue gioie e speranze, le tristezze e le angosce.


c. CHE SONO DISPOSTI AD ACCOMPAGNARE L’UOMO in tutti i suoi processi facendo propria la PASTORALE DELLA PAZIENZA (per esempio, offrendo un servizio ai genitori dopo il Battesimo dei figli)

d. CHE FRUTTIFICANO E FESTEGGIANO. Nel vedere i risultati del lavoro umile ed evangelico i discepoli desiderano e devono saper presentare il ringraziamento nella Liturgia, ed insieme gustare il senso della festa come incontro con la Trinità, che ci ama e con  la comunità, che accoglie.

La Liturgia non è solo rivivere il passato della salvezza, ma presentare anche la vita della nostra comunità.

La Chiesa “in uscita” è la comunità dei discepoli che raggiunge le periferie esistenziali.

La Chiesa deve coniugare la misericordia di Dio con la Verità del Vangelo, trovando in tutte le situazioni difficili il coraggio di versare olio sulle ferite.
Possiamo indicare alcuni modi per metterlo in pratica:
Accorciare le distanze: entrare nelle case e far riconoscere Gesù. Mettere le basi per la Chiesa domestica. (Cfr. dinamiche del brano dei discepoli di Emmaus).
Farsi carico del cammino. Come valorizzare la nostra presenza nei quartieri della parrocchia ?
Assumere la vita umana in tutte le sue sfaccettature. Mi piace pensare ad una comunità capace di uscire verso la famiglia aiutandola a portare la croce del lavoro, dell’educazione, della povertà, dell’emarginazione, delle unioni irregolari, dei legami in difficoltà relazionale.


E’ doveroso interrogarci sulla posizione della nostra comunità, in particolare dei laici, sulla direzione tracciata dai precedenti punti. Sarebbe opportuno pensare ad una equipe di servizio sociale o mediazione familiare.


«Famiglia, diventa ciò che sei!  (F.C .n 17)  E riscopri la sorgente della tua luce»
     

La comunità ecclesiale potrà essere vicina alla gente riscaldando la ministerialità della famiglia.

E’ utile ricordare che la famiglia deve essere intesa quale «intima comunione di vita e di amore coniugale fondata dal Creatore …. stabilita dal patto coniugale» (G.S. n.48) e inserita nel «grande mistero» (Ef. 5,32)  [Cfr. Cap. I del Direttorio di Pastorale Familiare ].

Su quale base si potrà sviluppare tale ministerialità?

  • Famiglia che riconosce il matrimonio sacramento, non la via dei doveri affettivi e sociali ma l’Energia Divina per valorizzare le relazioni del nucleo domestico secondo il modello della Trinità Santa.

  • Famiglia capace di valorizzare il sacramento come nuova via della propria santificazione, consapevole di partecipare, unita a Cristo, alla sua dimensione sacerdotale, profetica e regale, tipica delle Chiesa domestica (Ch. Laici n.14) e chiamata a diventare anima della vita comunitaria.


La famiglia cristiana costituisce una risorsa fondamentale per la missione, che Cristo ha affidato alla Chiesa. Per questo anche la famiglia deve diventare «Famiglia  in  uscita».

Essa è chiamata a dire NO ALLA DELEGA (la società è malata) e dire il suo SI A DIVENTARE PROTAGONISTA DEL TEMPO PRESENTE.

La famiglia deve riappropriarsi direttamente dell’evangelizzazione e crescere, come nucleo domestico, nella mentalità del servizio alla vita buona del Vangelo.

“NON LASCIATEVI RUBARE L’ENERGIA e LA GRAZIA DEL SACRAMENTO NUZIALE ! ”


LA  CHIESA  E’  MADRE


Il servizio della Chiesa alla famiglia aiuta la comunità a ripensare la propria identità paterna (manifestazione della paternità di Dio) e materna, ed a riconoscere «come figli», dei quali prendersi cura, i bambini, i ragazzi ed i giovani della parrocchia.

Il Papa, nel suo intervento al Convegno Ecclesiale di Roma –16 Giugno 2014, ha sottolineato i seguenti aspetti:

“I giovani sono orfani di una strada sicura da percorrere, di un maestro di cui fidarsi, di ideali che riscaldino il cuore, di speranze che sostengano la fatica del vivere quotidiano. Sono orfani, ma conservano vivo nel loro cuore il desiderio di tutto ciò!... ”

In diverse famiglie, dove i ritmi sottopongono a stress i genitori, gli affetti verso i figli sono negati o dati troppo di fretta.  E’ “la società degli orfani, senza memoria di famiglia perché, per esempio, i nonni sono allontanati in casa di riposo, senza affetto di oggi, o un affetto troppo di fretta, papà è stanco, mamma è stanca e vanno a dormire e loro rimangono, orfani di gratuità, di quella gratuità del papà e della mamma che sanno perdere il tempo per giocare con i figli".

Ma se nella famiglia, nella scuola e nella parrocchia si perdesse la percezione della gratuità, diventerebbe molto difficile capire l’azione di Dio, che ci salva gratis, ci salva solo per amore.

Papa Francesco continua:
«Gesù ci ha fatto una grande promessa: «Non vi lascerò orfani» (Gv 14,18), perché Lui è la via da percorrere, il maestro da ascoltare, la speranza che non delude».

La Chiesa esiste per rivelare che Dio è Padre e vuole aiutare l’uomo perché lo ama.
La Chiesa è chiamata a generare alla fede ed annunciare che «non siamo orfani!».

Ecco il senso profondo dell’iniziazione cristiana. In questa società che rinnega i suoi figli, che indirettamente dice «Tu non mi importi! Tu sei materiale di scarto!», la Chiesa deve manifestare il suo essere Madre!

Attraverso l’annuncio del Vangelo la Chiesa deve partorire figli e testimoniare la tenerezza e la premura di Dio, che con il suo sguardi ci dice: è bello che tu viva, la tua vita non è inutile, perché a te è affidato un grande compito.

Questo è lo sguardo nuovo sulla vita che nasce dall’incontro di Gesù.

PORTARE L’UOMO ALLA VERA GIOIA E’ LA MISSIONE DELLA CHIESA  DI CRISTO.

Non lasciamoci rubare la paternità di Dio e la maternità della Chiesa!


La  Parrocchia  «famiglia  di  famiglie

Nell’incontro che il Papa ha avuto con i vescovi del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (CCEE), prima del Sinodo straordinario dei vescovi, ha sottolineato:

«E’ importante che i pastori e le famiglie lavorino insieme, con spirito di umiltà e dialogo sincero, affinchè le comunità parrocchiali diventino «FAMIGLIA  DI   FAMIGLIE».

Egli ha invitato a cogliere il valore di esperienze già esistenti, come «fidanzati che vivono seriamente la preparazione al matrimonio; coppie di sposi che accolgono figli di altri in affido temporaneo o in adozione; gruppi di famiglie che in parrocchia o  nei  movimenti  si aiutano  nel camino della vita e della fede».

I vescovi italiani, nel loro magistero hanno scritto che «la famiglia cristiana, mediante il sacramento del Matrimonio, è costituita cellula viva e vitale della Chiesa» (Comunione e comunità).

Inoltre, con il carisma che gli sposi cristiani hanno ricevuto, di essere nella realtà domestica «piccola Chiesa» (F.C. n.17), essi diventano capaci di far crescere la parrocchia come «famiglia di famiglie». [da tener presente che parlare di famiglia non significa ridurre lo sguardo ai coniugi, ma ai genitori che, in armonia con i figli ed insieme ai figli, vivono e seguono la via del Vangelo].

A partire da questa verità, la famiglia diventa una risorsa per l’evangelizzazione, soggetto attivo della pastorale e chiamata a favorire, nella parrocchia, la MINISTERIALITA’ DELLA COMUNIONE (G.S. 48) ed a promuovere la cultura di famiglia.

Al n. 37 delle proposizioni del Sinodo straordinario dei vescovi sulla Famiglia, si sottolinea «la necessità di un radicale rinnovamento della prassi pastorale alla luce del Vangelo della famiglia, superando le ottiche individualistiche che ancora le caratterizzano».

E, da più parti, si auspica un cammino complementare tra sacerdoti e coppie di sposi per valorizzare, a beneficio della comunità, le ricchezze che contengono il sacramento dell’Ordine e del Matrimonio, Entrambi, offerti da Gesù, per la salute dei fedeli (Catechismo della Chiesa Cattolica).

Il Sinodo straordinario (5-19 ottobre 2014) ha rilanciato:

«la famiglia come buona notizia, come valore per tutti, sia in chiave ecclesiale che civile. Dove la famiglia funziona, sia la Chiesa che la società ne traggono vantaggi».

Già il Direttorio di pastorale familiare del 1993 affermava che «la famiglia non è solo un settore, ma prospettiva unificante della pastorale» (Don Paolo Gentili – Ufficio Nazionale C.E.I.).

E’ necessario, quindi, orientare i nostri sforzi e le nostre scelte affinché la famiglia sia «al centro» della pastorale e  della  nuova  evangelizzazione.


Assumere la «famiglia» come «categoria pastorale

Nell’attuale contesto culturale post-cristiano, è necessario rinnovare la prospettiva del lavoro di evangelizzazione e superare la «pastorale frammentata», che ci obbliga a vedere la famiglia come «una realtà in più».

Siamo abituati a pensare e lavorare per- i bambini, per- i ragazzi, per- i giovani, per- i fidanzati, per- gli ammalati, per- i poveri … In questo modo affrontiamo la realtà puntando sugli individui e, di fatto, scegliamo la frammentarietà del rapporto con il popolo di Dio. Occorre prendere in considerazione il fatto che la società non respira più i valori del Vangelo ed i singoli (o categoria di persone), non sono più tutelati nella crescita cristiana.

Il credente, in un ambiente estraneo al Vangelo, non potrà maturare come discepolo di Gesù.

Appare quindi, in tutta la sua gravità, quanto sia  urgente recuperare la visione d’insieme, che fa riscoprire la famiglia come RADICE E FONDAMENTO DELLA TESTIMONIANZA DLLA FEDE NELLA SOCIETA’.

Nella parrocchia, più che gli individui o fasce di fedeli, ci sono i nuclei familiari, che andrebbero risvegliati nella loro identità cristiana e ministeriale all’interno della realtà sociale.

La pastorale della Chiesa, piuttosto che fermarsi ai problemi singoli della famiglia (educazione dei figli, partecipazione alla S. Messa, disoccupazione o licenziamento, garanzie sanitarie …) DEVE IMPARARE AD AFFRONTARLI NEL SUO INSIEME,  entrando nella “categoria famiglia” ed orientare le competenze di ogni persona della famiglia verso un obiettivo comune (Famiglia e fede; famiglia e valori sociali;  famiglia e cura della malattia).

In questo modo si potrà contrastare la tendenza sociale a «dividere la famiglia» e potremo incontrare la gente, rispondendo in modo concreto alle loro esigenze di vita.


IL “PROGETTO FAMIGLIA”

Linea trasversale della pastorale ordinaria


Se la “dimensione famiglia” è alla base della comunità parrocchiale, il servizio pastorale deve assicurare la “costruzione” della famiglia accompagnando tutta la parabola del suo progetto: dal concepimento della vita, alla consacrazione della famiglia (Matrimonio sacramento).

La vocazione all’amore va recuperato ed annunciato nelle varie tappe della vita che si forma:

• L’accoglienza di un figlio, come dono, è frutto di amore.
• La relazione genitoriale, come volto dell’amore, che dà identità.
• La relazione fraterna, come palestra di amore e di comunione.
• Il servizio educativo dei genitori, come educazione alla gratuità ed alla maturazione del «dono di sè».
• La catechesi ai fanciulli ed ai ragazzi, come scoperta ed orientamento dell’affettività.
• Recuperare nella catechesi agli adolescenti l’alfabeto della corporeità ed i valori dell’innamoramento.
• L’accompagnamento dei fidanzati verso il matrimonio, che deve essere vissuto come “preparazione alla vita di famiglia”.


Inoltre, incontrando nella società di oggi differenti proposte di unioni affettive, la catechesi ordinaria deve inserire l’annuncio del  Vangelo  della  famiglia.
Nelle Linee Pastorali per l’anno 2014/15, il nostro Arcivescovo offre (pagg. 45 - 49), indicazioni preziose al servizio pastorale delle famiglie.
Egli incoraggia la preparazione remota, prossima ed immediata, per una famiglia che possa celebrare e vivere il Matrimonio, uno – indissolubile – fedele - fecondo.



Conclusione

Comunità ecclesiale “in uscita”
La “Famiglia al centro”, per la nuova evangelizzazione



E’ la strada che siamo chiamati a percorrere!
Mettere “la famiglia al centro” darà il coraggio alla nostra comunità di PARLARE DELLA VITA, che il Figlio di Dio ha incarnato e trasfigurato con la sua risurrezione.
Questa scelta contribuirà alla CONVERSIONE PASTORALE, che i nuovi tempi richiedono per diventare, come Papa Francesco auspica, «Chiesa in uscita».
In questa prospettiva la domenica – Giorno del Signore, dovrà segnare il ritmo della crescita missionaria della nostra comunità. La Liturgia eucaristica dovrà nutrire l’identità della Chiesa domestica ed accogliere la grande FAMIGLIA PARROCCHIALE.
In questo modo la nostra Cattedrale potrà diventare la stazione missionaria dove fermarsi ad abbeverare, per continuare a camminare, con i doni dello Spirito Santo, verso la vita concreta delle nostre famiglie, testimoniando la Gioia del Vangelo (Cfr. E.G. n28).
Consegno a voi il Piano Pastorale affinché, camminando insieme, l’intera comunità possa crescere secondo il progetto di Dio.




Manfredonia 03 dicembre 2014


Memoria di San Francesco Saverio

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